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Pony Express nell’antica Roma

Alzi la mano chi non pensa ai film western quando si parla di pony express! Nell’immaginario collettivo, infatti, questa figura professionale è strettamente legata alle pellicole ambientate nel polveroso Far West quando questi corrieri a cavallo correvano senza sosta fra una stazione di sosta e l’altra. In realtà, esistono antenati ben più remoti in quanto la figura del pony express può essere fatta risalire al cursus publicus dell’antica Roma.

L’invenzione del cursus publicus, una sorta di servizio postale, si deve all’imperatore Augusto e fu dettata essenzialmente dalla necessità di far arrivare cose e informazioni da un punto all’altro dell’Impero Romano, a quei tempi molto esteso in quanto andava dalla Penisola Iberica ai confini con la Siria. Il suo perfezionamento, invece, fu opera di Cesare il quale, invece, si rese conto che merci e informazioni dovevano viaggiare velocemente. Per questo pretese che i messaggeri del cursus publicus si muovessero esclusivamente a cavallo, cambiando animale lungo il tragitto quando era troppo stanco per continuare, così da far arrivare più velocemente i suoi ordini ai generali disseminati nei quattro angoli del suo impero. Questo espediente andò sicuramente a migliorare il precedente servizio postale costituito dai tabellarii e dagli statores che, invece, si muovevano esclusivamente sui carri, non prevedendo soste per far riposare gli animali e rallentando notevolmente la consegna delle informazioni.

Il cursus publicus era riservato esclusivamente allo scambio di messaggi dell’imperatore e di altri pochi eletti. Il privato, invece, doveva arrangiarsi da solo, affidando la sua “posta” all’iniziativa privata e alla sua rete di conoscenze. Così per i brevi tragitti c’erano gli schiavi mentre per le tratte più lunghe si affidava la missiva a mercanti oppure ai capitani delle navi che, in cambio di denaro, si rendevano disponibili a recapitare la lettera. Per i privati che erano sorpresi ad approfittare del cursus publicus era prevista la pena di morte eppure non pochi messi imperiali si arricchivano accettando di consegnare di nascosto anche la corrispondenza dei cittadini più abbienti.

Quando Augusto decise di perfezionare il cursus publicus, la puntualità e la perfezione di questo servizio divenne davvero il tratto distintivo del suo impero e dei romani più in generale. In un primo momento solo i soldati potevano diventare cursores, ossia messi imperiali, ma successivamente nel corpo scelto furono accettati anche schiavi oppure liberti. I cursores avevano a disposizione una borsa, detta averta, fatta di cuoio che veniva legata alla sella e conteneva i messaggi. Chi si avvaleva del cursus publicus poteva scegliere fra due opzioni diverse: il cursus celer, detto anche velox, fatto a cavallo e il cursus tardus, o clabularius, che invece viaggiava su carri. Ogni tipo di informazione era contraddistinta da un simbolo che rappresentava non solo il contenuto ma dettava anche i tempi di consegna.

Lungo il tragitto i cursores potevano contare su una fitta rete di stazioni. Ogni 10 miglia c’era una mutatio, ossia un punto di cambio cavalli. Ogni 60, invece, c’era una vera e propria stazione di servizio, mansiones, dove c’erano fabbri, medici per gli animali, etc. Ai cursores era fatto tassativo divieto di accettare mance.

I costi del servizio di cursus publicus gravarono sui cittadini provinciali fino a quando Nerva non trasferì tutto in carico allo stato. Con l’avvento di Costantino, però, tutta la spesa torno a gravare sulle spalle del popolo.